IL POTERE NATURALE. FUOCO ARIA TERRA ACQUA – 2014
Margherita
Al fuoco affiderò il mio corpo vuoto
quando me ne andrò.
Le ceneri alla terra fra le margherite,
piccoli soli splendenti
a miriadi sui prati ai primi tepori.
Spalancano le braccia al cielo
alzano la testa alla Vita
toccano i raggi del sole
vibrano alla luce delle stelle.
In ogni singola umile margherita
un nuovo astro, un universo, un soffio di Dio.
A miriadi illuminano i prati
rispondono al richiamo del sole
al calore del fuoco.
C’è un sole che brucia dentro di me
una scintilla di stella e di margherita.
Un linguaggio muto ci connette
una corrente elettrica divina ci bacia.
Al fuoco affiderò il mio corpo vuoto
quando me ne andrò.
I fiori selvatici saranno la mia nuova casa
margherite, fiordalisi, ciclamini e viole
comete, asteroidi, stelle e galassie.
Del Sangue
Non è acqua, né fuoco, né aria, né terra
è sangue.
Sangue che scorre nel tubino naso-gastrico
fino al sacchetto per quaranta giorni,
scuro come birra.
Sangue che scorre sulla faccia, sul collo
sui sedili della macchina
a impressionare i primi arrivati.
Sangue schizzato sul camice dell’ostetrica
costretta a tagliare per aprire un varco
alla nuova vita.
Ha la consistenza dell’acqua,
il colore del fuoco,
per gli antichi rappresenta l’aria
nutre e rende fertile la terra.
Non è acqua, né fuoco, né aria, né terra
è un fiume rosso che collega gli eventi
un fiume esondato nella furia delle tempeste.
Come un tributo imposto da una misteriosa legge
Un sacrificio agli Dei autoinflitto.
Poi un giorno il sangue è finito,
la pena karmica scontata
Il fiume ha ripreso a scorrere nelle vene
fluendo serenamente.
E così intendo vivere
fino a quando il fiume raggiungerà il mare.
Il giorno della cometa
Sfrecciava la cometa
nella sua forma non forma
come sempre, da sempre.
Philae cercava una base solida
su cui poggiare, un sasso!
Lì si sarebbe ancorata
e avrebbe trapanato il suolo
e prelevato un campione.
L’analisi di quella sostanza
avrebbe dato risposte scientifiche
sull’origine della vita.
Sfrecciavano le comete nello spazio
a volte raggiungevano un pianeta
fecondandolo.
Come piccole e veloci cellule
lanciate verso l’ovulo
per aprire un varco e diventare un altro.
Philae non trovò una base solida
ed ebbe seri problemi a fare la biopsia.
Il Mistero della Vita rideva di noi
così grossolani, così materiali!
Così pronti a bombardare, a vivisezionare
a trapanare!
Sfrecciava la cometa nel cielo
energia creatrice e distruttrice insieme
portando con sè Philae.
Gli universi interi nell’infinitamente grande,
gli atomi e le cellule nell’infinitamente piccolo
nascono e muoiono
attraversati da una scintilla divina.
La bellezza di un fiore e il suo profumo
svaniranno se lo facciamo a pezzi
e non darà più alcun frutto.
La bellezza e l’armonia
hanno la consistenza mutevole
delle dune di sabbia.
La donna e il fiume
Dov’è il confine tra l’acqua che purifica e l’acqua che annega?
Non c’è confine, sono la stessa acqua
Né bene né male, solo acqua.
Ricordi di una lavandaia e del suo fiume
compagno di giornate di lavoro
piacevoli e rinfrescanti d’estate
di mani screpolate d’inverno.
Lui, il fiume, c’era sempre
lei, la donna, lo amava.
In estate e in inverno
ma ancor più in primavera
con il canto degli uccelli, indaffarati negli amori
e in autunno quando si gonfiava con le piene
e arrivavano i gabbiani e sembrava un mare.
Aveva vissuto con lui, dalla giovinezza alla vecchiaia
era lui il suo vero compagno
dalla voce gentile e potente, dal respiro incessante.
E lei lo rispettava.
Vita dopo vita
arrivò il tempo in cui le lavandaie non esistevano più
altri uffici, altri impegni davano loro da vivere.
Ma lei non l’aveva dimenticato.
Lo portava con sé come uno scrigno di diamanti
cristalli di ghiaccio eterno nel cuore.
Lo respirava il mattino come nebbia profumata
S’immergeva nelle sue acque purificandosi
Gli dedicava poesie d’amore
quando irruento rompeva gli argini
e indisciplinato non si lasciava domare.
Donne, uomini e Dèi
E Brahma si alzò e disse:
che la divinità sia nascosta all’interno degli uomini
così non la troveranno mai.
E Zeus si alzò e disse:
che il fuoco divino sia dentro le viscere della terra
e nei fulmini del cielo, mai agli uomini.
Ma da Oriente a Occidente
un’insopprimibile ansia stringeva i cuori.
Nè sereni come animali, nè potenti come Dèi.
Portò alla ricerca interiore e alla disobbedienza.
I fuochi risplendevano e le intuizioni brillavano
nella storia di un’umanità impaurita o arrogante
mai tranquilla.
E quando l’orgoglio superava la soglia
gli Dèi indignati fermavano il mondo,
con carestie e guerre e calamità.
E quando la paura paralizzava le idee
gli Dèi impietositi o forse annoiati
donavano scintille creative e manna dal cielo.
Ma le donne e gli uomini silenziosi
lo sapevano che nella buona e nella cattiva sorte
il fuoco divino era lì, sempre acceso
nascosto all’interno,
lo potevano evocare con le parole, le immagini, i suoni
e non erano mai soli.
Il velo
Aspirava alla chiarezza
ma intorno solo nebbia
contorni sfumati, orizzonti scomparsi, colori velati.
Un tempo viveva in pianura e la sua casa ne era avvolta
poi si trasferì in collina e la nebbia la seguì.
Cancellò la strada e lei ebbe paura.
Aspirava a cieli azzurri
alla musica del vento, ai disegni del volo degli uccelli
ai tramonti infuocati dipinti su orizzonti lontanissimi
ma un velo candido le copriva gli occhi
e andava avanti alla cieca, lentamente con cautela
dietro a ogni curva il mistero.
Quel velo in fondo la proteggeva dagli sguardi indiscreti
nascondeva realtà meschine
impediva la preveggenza di future catastrofi.
Quanto pessimismo aveva riempito gli scritti giovanili!
Quanta voglia di lasciarlo questo mondo ingiusto!
Quanta disperazione, fino quasi a morire più e più volte.
Meglio non vedere troppo lontano!
Eppure aspirava alla chiarezza
leggeva il volo degli uccelli e il canto del vento
contemplava il dipinto di Dio nella tela del tramonto
e la gioia era nella luce, nel colore, negli orizzonti lontanissimi.
Strappò il velo,
guardò oltre.
Sorridevano gli occhi di Dio.
La Nuova Era
Il clima era cambiato, camminavi su quella spiaggia
la sabbia sotto i piedi per la prima volta.
Neppure nei racconti delle anziane si era mai visto.
La neve si era sciolta e montagne di ghiaccio
navigavano silenziose come fantasmi
su un mare incredulo.
Ti sentivi sola ad affrontare un tempo nuovo.
Tutta la vita era stata governata
da regole tramandate e solide
che ora non valevano più.
D’un tratto chiamasti a gran voce le antenate
un grido capace di attraversare le generazioni
una richiesta urgente di aiuto
nella solitudine di un percorso senza garanzie.
Attraverso le onde del tempo e dello spazio
le antiche donne sentirono il tuo richiamo
e risposero.
Un fulmine tagliò il cielo
il tuono ruggì il suo potere.
Il vento si alzò sollevando nuvole di nebbia
angeli nel cielo.
Lacrime di gioia
sgorgarono dai tuoi occhi
era tempo di fermarsi,
ad ascoltare.